L’omelia del cardinale Gualtiero Bassetti alla veglia di preghiera diocesana per la pace in Ucraina nella cattedrale di San Lorenzo, venerdì 4 marzo 2022

Carissimi fratelli e sorelle,
vi ho convocato stasera nella nostra chiesa cattedrale per un tempo di preghiera comunitaria. In questi giorni di dramma e di incertezza che tutti avvolge, avvertiamo ancor più la necessità di raccoglierci dinanzi al Signore per invocare la tanto desiderata pace.
Pace tra gli uomini e tra le nazioni. L’immane sciagura cui stiamo assistendo ci lascia sgomenti. Su case, ospedali, scuole e intere città avanza la distruzione, e sembra spento in alcuni anche il senso dell’umana pietà: dinanzi a questo ci possiamo sentire fisicamente inermi. Ma abbiamo un’arma potentissima ed è la preghiera, insieme al digiuno e alla penitenza. Se fatta con animo puro e con insistenza, arriva al cuore di Dio, l’unico in grado di agire sulla volontà dei potenti. Di fermare questa follia che miete vittime innocenti e ignare, distrugge famiglie e comunità; costringe ad un esodo forzato donne e bambini, con il terrore negli occhi (molti profughi sono accolti anche qui a Perugia); riaccende la fiamma dell’odio in quelle terre che, già nel secolo scorso, sono state bagnate da tanto sangue e bruciate dal fuoco della violenza scatenata da ideologie devastanti.
Ho ancora impresse le immagini della grande celebrazione che tre anni fa ho avuto la grazia di presiedere al Santuario della Santissima Vergine di Zarvaniza, nel centro dell’Ucraina. Decine di migliaia di persone si erano raccolte da ogni angolo del Paese ai piedi della veneratissima immagine della Madre di Dio. Ho nel cuore quei luoghi di fede e di serenità, che oggi sono teatro di scontri violentissimi e di stragi. Non posso credere alla tanta crudeltà che sta trasformando uomini in belve. La follia sta prevalendo sul dialogo, sul senso di umanità e sulla fraternità.
La pace che invochiamo stasera è quella che viene dal Signore: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi». Questa pace, infatti, supera ogni nostro meschino interesse. Ci invita prima di tutto a guardare dentro noi stessi, a mettere da parte gli egoismi quotidiani, le piccole vanità, le rivalità negli ambienti di lavoro, il desiderio di potere in ogni ambito in cui viviamo, persino nella Chiesa. La pace del Signore, se accolta con verità, è capace di rinnovarci, di cambiare tutto il nostro essere, di renderci uomini e donne migliori. È capace di cambiare il cuore delle persone e le sorti degli Stati.
Mentre iniziamo il cammino di Quaresima, il Signore ci doni la grande virtù dell’umiltà. È l’umiltà, dice Papa Francesco, «il segreto che porta in Cielo»: è «l’unica strada, non ce n’è un’altra».
In questa Quaresima, ci giunge un invito fortissimo ad abbandonare quella presunzione, così diffusa in ogni generazione e ad ogni latitudine, di essere i padroni del mondo e i signori della storia. Non è così. Non siamo noi a condurre i tempi dell’esistenza: c’è un disegno e una strada che ci sovrasta e, soprattutto, ci precede. Finita la Quaresima, dice il Papa, «ci abbasseremo ancora di più per lavare i piedi dei fratelli». La Quaresima è dunque «una discesa umile dentro di noi e verso gli altri». È fondamentale capire che la via della salvezza non è una prepotente «scalata per la gloria, ma un abbassamento per amore». Mai come oggi, però, queste parole, così attuali e importanti, sembrano essere offuscate dal rumore: quello della guerra in Ucraina. Una cupa scia di morte e di sangue sembra avvolgere il nostro mondo. È accaduto ciò che non immaginavamo. Le folle di uomini e donne inermi che nelle strade si pongono dinanzi ai carri armati con le mani alzate rappresentano qualcosa di doloroso, di straziante, di già visto – purtroppo – nel corso delle vicende storiche del XX secolo. Occorre fermare questo orrore prima possibile.
Io appartengo a una generazione che ha visto cos’è la devastazione della guerra. Sono cresciuto e vissuto in un paese di orfani e di poveri. Una tragedia immensa per la piccola comunità del luogo, tuttora impressa sui volti di quei ragazzini orfani che oggi sono diventati anziani come me.
Cari fratelli e sorelle, oggi abbiamo di fronte una sfida enorme: far vincere la pace, far cessare il fragore delle armi. Stringiamoci in preghiera con il popolo ucraino insieme all’arcivescovo maggiore Svjatoslav Ševčuk, capo della Chiesa greco-cattolica, che ci ha chiesto ripetutamente la vicinanza e l’aiuto con la preghiera. Vorrei citare alcune sue parole: «Oggi stiamo vivendo un altro giorno della guerra sanguinosa e ingiusta. In queste ultime ore abbiamo assistito a nuovi orrori. Abbiamo visto scuole, asili nido, cinema, musei distrutti, e al mattino un razzo ha colpito l’ospedale per la maternità. Ci chiediamo: ma perсhé? Si tratta di donne e neonati. Perché sono diventate vittime di questa guerra?».
Quella che stiamo vivendo è dunque una tragedia umanitaria a cui non avremmo mai voluto assistere. Il mio pensiero e la mia preghiera vanno a tutti i morti, senza distinzione di nazione, e verso tutte quelle persone che adesso si trovano nei rifugi sotterranei; e a coloro che stanno fuggendo.
Ringrazio la Caritas diocesana, le parrocchie e tutti loro che stanno aiutando queste povere persone che cercano aiuto. Siamo vicini alla comunità ucraina, ci uniamo alla loro sofferenza, ma anche alla speranza di superare presto questa tragedia.
Mai come in questo momento la preghiera è la nostra vera “arma” contro la guerra. Giorgio La Pira diceva che «la preghiera è la forza motrice della storia». Lui aveva ben conosciuto la guerra e poi aveva lottato e lavorato per la ricostruzione morale e sociale: tutto il suo impegno è stato una sintesi di contemplazione e azione. E questa è un’eredità importante anche per il mondo di oggi. Abbiamo bisogno, soprattutto oggi, di profeti di pace per rompere il muro di iniquità che gli uomini avidi hanno costruito.
Ecco, cari fratelli e sorelle: dinanzi a Gesù sacramentato, ora sostiamo in silenzio. Chiediamo a Lui di toccare i cuori dei potenti, in questo tempo di conversione e purificazione, invocando la misericordia e il perdono.
Gualtiero card. Bassetti
Arcivescovo di Perugia-Città della Pieve



