Perugia: celebrato il 16° anniversario della morte del Servo di Dio Vittorio Trancanelli con la partecipazione di centinaia di fedeli

Perugia: celebrato il 16° anniversario della morte del Servo di Dio Vittorio Trancanelli con la partecipazione di centinaia di fedeli

Il 24 giugno 1998 moriva a Perugia il noto medico chirurgo Vittorio Trancanelli, fondatore, insieme alla moglie Rosalia Sabatini e ad alcune famiglie di amici, dell’Associazione “Alla Querce di Mamre” con sede in Cenerente. Realtà che opera attivamente con la Caritas diocesana per accogliere minori con mamme in particolari difficoltà, promuovendo la testimonianza cristiana della carità attraverso l’affido. In occasione del 16° anniversario della morte del dottor Trancanelli, per il quale - lo ricordiamo - lo scorso anno si è conclusa la fase diocesana del Processo informativo sulla vita, virtù e fama di santità, è stata celebrata la S. Messa dal cardinale Gualtiero Bassetti nella parrocchia di Cenerente. Concelebranti sono stati mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, padre Celestino Di Nardo, il ministro provinciale dei Frati Minori Cappuccini, ed alcuni sacerdoti diocesani e religiosi.

            Per la partecipazione di centinaia di fedeli provenienti anche da fuori diocesi, la S. Messa è stata celebrata nella grande tensostruttura parrocchiale adiacente alla chiesa, dove riposano i resti mortali del Servo di Dio. «E’ una celebrazione sempre molto commovente – hanno commentato alcuni amici di Vittorio Trancanelli –, perché nel raccoglierci in preghiera in suo ricordo riaffiorano in noi tanti incontri e momenti vissuti insieme a lui. La sua vita è per noi una testimonianza-esempio di cristiano che ha messo in pratica gli insegnamenti evangelici più semplici, ma al tempo stesso più difficili, come l’essere solidali con chi è in difficoltà accogliendolo a casa propria per condividerne la sofferenza, ma anche la gioia e la speranza che ci trasmette la fede nel Signore».

            Vittorio Trancanelli è stato definito da molti «un’esempio di santità del nostro tempo nel compiere opere di carità verso i più piccoli e i più deboli». Proprio in occasione del 16° anniversario della sua morte, il postulatore presso la Congregazione delle Cause dei Santi della Santa Sede, il dottor. Enrico Solinas, ha aggiornato sull’iter del Processo informativo sul Servo di Dio annunciando che entro la fine del 2014 sarà terminata la Positio super virtutibus su Vittorio Trancanelli, in modo che possa essere esaminata quanto prima da questa Congregazione. Inoltre, ha aggiunto Solinas, «si stanno vagliando notizie di grazie che sarebbero state ricevute da alcune persone per intercessione del Servo di Dio! Alcune sarebbero anche rilevanti».

            Il cardinale Bassetti, nell’omelia (il cui testo integrale è consultabile su internet: www.diocesi.perugia.it e www.chiesainumbria.it), richiamandosi alla festa liturgica della Natività di San Giovanni Battista (24 giugno), ha offerto una meditazione in ricordo di due grandi profeti del passato: Geremia e Giovanni. «Essi sono uniti tra loro, non solo da vicende esistenziali molto simili – ha evidenziato il porporato –, ma da una originaria chiamata del Signore Dio che li sceglie “fin dal seno materno”, per renderli protagonisti di una missione tanto grande e importante da creare spavento nel loro cuore giovanile. Essi sono inviati ad annunciare un messaggio di salvezza al popolo di Israele che si è allontanato dall’amore di Dio e più non osserva i suoi precetti. Il successo della missione non è scontato: tutt’altro! L’unica assicurazione che hanno è che il Signore sarà con loro per proteggerli… Sappiamo bene come è andata a finire la vita terrena di questi due grandi profeti, piena di sofferenze e persecuzioni, fino al martirio per entrambi: uno lapidato in Egitto e uno decapitato per ordine di Erode. Però il disegno di Dio avanza nella storia non nel successo mondano dell'inviato, ma nel suo fallimento. L'inviato avrà "successo", ma solo attraverso l'offerta di sé in gratuità totale e nudità di fede. La Parola di Dio si realizza comunque: Geremia diventerà una figura centrale nella storia del popolo di Israele; così pure Giovanni il Battista: la sua vicenda non si conclude nel carcere di Macheronte, va al di là della semplice, fallimentare esistenza umana, e supera il tempo e lo spazio. E, come sa il cristiano, il premio di entrambi, come di tutti i testimoni della fede, è la resurrezione e la visione “faccia a faccia” di quel Dio che hanno fedelmente annunciato».

«Anche l’esistenza umana del nostro fratello Vittorio – ha aggiunto il cardinale Bassetti – si inserisce in questo discorso sulla chiamata del Signore a rendere testimonianza del suo amore. Il Servo di Dio non ha avuto una vita facile. La sua vocazione alla paternità è stata continuamente messa alla prova da malattie e timori. La sua vita professionale, condotta con esemplare donazione, è stata anch’essa oggetto di sofferenze e umiliazioni. Ma il disegno di Dio su Vittorio non si è fermato, tutt’altro. Ogni giorno, progressivamente, la sua disponibilità alla chiamata del Signore si è trasformata in opere di bene, di aiuto concreto al prossimo sofferente. Anche nella malattia che lo ha portato alla morte, Vittorio, come il profeta che conclude la sua vita senza aver portato a termine la sua missione, si è reso strumento di grazia, perché quanti gli erano intorno capissero che la sua breve esistenza non finiva in un fallimento, ma era ancora una volta la manifestazione della volontà di Dio, che agisce con logiche ben diverse dalle nostre.

«Nel lento scorrere degli anni, il ricordo di Vittorio e la sua “fama di santità” non solo non sono svaniti – ha sottolineato il presule –, ma rinvigoriscono sempre più, alimentati da sempre nuove testimonianze sulla sua carità verso tutti. La vocazione e la missione che il Signore gli aveva affidato non si sono concluse certo con la sua morte, ma continuano in virtù della “comunione dei santi”, che valica i confini del tempo e tutti ci unisce in Dio, dal quale proveniamo, nel quale viviamo e verso il quale siamo incamminati».

«Non sono poche le persone che, rivolgendosi al postulatore della Causa di beatificazione – ha osservato il cardinale avviandosi alla conclusione –, attestano di aver ricevuto “grazie da Dio” per l’intercessione di Vittorio. Molte attestazioni ci vengono da persone gravemente malate, specialmente a causa di tumori aggressivi, che lasciano poco spazio alla speranza. È come se Vittorio continuasse la sua professione di medico. Ora non interviene più con il bisturi, ma con la grazia di Dio».