Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II Santi domenica 27 aprile. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «entrambi hanno saputo cambiare il mondo con la forza, debole e potente, dell’amore».

Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II Santi domenica 27 aprile. Il cardinale Gualtiero Bassetti: «entrambi hanno saputo cambiare il mondo con la forza, debole e potente, dell’amore».

In occasione della canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Gualtiero Bassetti, presidente della Ceu, ricorda queste due gigantesche figure di santità del nostro tempo e, rilasciando un’intervista all’agenzia «Ansa», parla di papa Francesco come di «una stupenda sintesi» dei suoi predecessori Roncalli e Wojtyla. «Giovanni Paolo II aveva il pensiero continuamente fisso in Dio. Era un uomo radicato in Dio ma aderente ai problemi della terra – commenta il cardinale –. Giovanni XXIII somiglia tanto all'attuale pontefice. Hanno lo stesso cuore».

Il porporato ricorda anche quando, da vescovo di Massa Marittima-Piombino, incontrò papa Wojtyla e gli partecipò la sua preoccupazione per i problemi lavorativi delle famiglie degli operai delle Acciaierie. «Il papa non disse nulla e proseguì – racconta il cardinale –, ma poi tornò indietro chiedendomi dove fosse questo posto. “Tienimi informato” aggiunse, anche se aveva sulle spalle i problemi del mondo». Soffermandosi sulla figura di Giovanni XXIII, il porporato racconta che è il Papa degli anni di quando si trovava in seminario, dei primi anni dei suoi studi di teologia. «Lui – aggiunge il cardinale – è il pontefice del Concilio, dell'apertura. Diceva che la Chiesa “deve usare la medicina della misericordia”. Parole che risuonano anche oggi con l'attuale pontefice». «Papa Francesco – evidenzia il porporato, parlando della giornata di domenica – ha fatto una stupenda sintesi...».

Il cardinale Bassetti ha scritto recentemente di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, definendoli «due pontefici fondamentali per la mia vita di sacerdote e di vescovo. Durante la formazione seminariale, negli anni Sessanta, seguivo con assiduità le varie fasi del Concilio Vaticano II. Nella Firenze di quel tempo, ricca di fermenti culturali in campo sociale e di nuove visioni pastorali in campo ecclesiastico, la grande assise dei vescovi voluta da papa Roncalli richiamava uno straordinario interesse, per le prospettive che sarebbe riuscita ad aprire nel rinnovamento ecclesiale e nel dialogo Chiesa-mondo. Papa Giovanni mostrò, anche a me giovane prete, quello stile pastorale fatto di intelligenza non saccente ma ben amalgamata con la sapientia cordis del “buon pastore”, che va in cerca di tutti, a nulla si sottrae pur di star vicino al suo gregge, con mansuetudine ed umiltà».

«Giovanni Paolo II – sottolinea il porporato – è stato il padre del mio episcopato. Con lui ho avuto spesso un rapporto diretto, franco e filiale, il cui solo ricordo ancora mi commuove. La sua dedizione alla causa del Vangelo, all’annuncio della salvezza a tutti gli uomini, era la stessa con la quale affrontava anche i piccoli-grandi problemi della vita pastorale delle diocesi e persino delle singole persone. Tanti giovani l’hanno visto come una guida formidabile e intere generazioni ancora lo considerano il loro padre spirituale. Nella continuità della storia ecclesiale, che attraverso tutti i suoi pontefici incarna e cerca di mediare al mondo la parola e la presenza di Dio, papa Giovanni XXIII e papa Giovanni Paolo II hanno saputo, ognuno a modo proprio, incarnare le attese di un’epoca. Ne hanno intravisto i bagliori lontani, interpretandone i “segni dei tempi”».

«Queste due grandi figure di pastori e di santi, le cui esistenze nella storia si sono appena incrociate – scrive il cardinale Bassetti –, sono straordinariamente unite da un’unica fondamentale passione: la Chiesa di Cristo. Essi hanno dato la vita perché la Chiesa fosse quella mater et magistra, sempre pronta ad accogliere tra le sue braccia chiunque a lei si rivolga per chiedere la grazia del Signore, senza mai rinunciare a far risplendere la verità che il Creatore ha riposto in ogni uomo e in ogni sua opera. La decisione di papa Francesco di celebrare insieme la loro canonizzazione ci invita a riscoprire l’unità di fondo e il grande mistero di fede che lega questi due uomini. Entrambi hanno saputo cambiare il mondo con la forza, debole e potente, dell’amore».