Mons. Elio Bromuri su celebrazione unitaria della Pasqua: «assume una forte rilevanza sul piano della comunicazione e, quindi, dellevangelizzazione»

«Celebrare insieme, tutti i cristiani, e proclamare al mondo ad una sola voce, in un determinato giorno del calendario universale che “Cristo è risorto, è veramente risorto!”, in convinta e compatta adesione all’integra fede pasquale, assume una forte rilevanza sul piano della comunicazione e, quindi, dell’evangelizzazione». Lo rileva il 15 giugno all’Agenzia «Sir» mons. Elio Bromuri, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo di Perugia, facendo seguito alle parole di papa Francesco sulla possibilità di concordare una data unitaria per la Pasqua. «La celebrazione unitaria della cristianità intera della Pasqua, infatti, avviene di rado e solo per coincidenza di fatti astronomici»; eppure, nota Bromuri, «la questione della data della Pasqua, in realtà, con modalità e motivazioni diverse ha attraversato la storia della cristianità fin dall’inizio della Chiesa nascente». Certo, «probabilmente al fondo c’è la convinzione che la data è meno importante del fatto che Cristo è morto e risorto». Tuttavia, «i non credenti e i seguaci di altre religioni, nella disparità della celebrazione della Pasqua, sono facilmente indotti a notare segni di dubbio e incertezza storica e, quindi, una debolezza dell’annuncio e, inoltre, possono riscontrare lo stato di disunione, se non di conflittualità, tra cristiani». «Da parte delle Chiese cristiane - conclude mons. Bromuri - non resta che mettere in atto con umiltà e disponibilità un progetto comune».