Perugia: celebrate le esequie di mons. Antero Alunni Gradini nella cattedrale di San Lorenzo
«Quante persone ho visto in questi giorni nella nostra chiesa di Casaglia rendere omaggio alla salma del nostro “storico” parroco don Antero: anziani, adulti, giovani e bambini, che hanno versato una lacrima, recitato una preghiera e rivolto un saluto affettuoso con l’augurio di rivederci tutti in Paradiso». A evidenziarlo, al termine della S. Messa esequiale di mons. Antero Alunni Gradini presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti nella cattedrale di San Lorenzo in Perugia, nel pomeriggio del 3 marzo, è stato don Calogero Di Leo, parroco di Santa Maria Assunta in Casaglia, la Parrocchia perugina che per oltre sessanta anni don Antero ha guidato «con sapienza e con prudenza». Rivolgendosi al cardinale, ai numerosi fedeli e sacerdoti presenti in San Lorenzo, don Calogero ha detto: «è stato bello in questi giorni per tanti parrocchiani trovarsi insieme nella Casa del Signore per stringersi a Gesù e a don Antero come una sola e grande famiglia. Che spettacolo di bellezza ha saputo dare la comunità di Casaglia, uno spettacolo di pace, di letizia, di serenità e di amore. Si, padre vescovo, abbiamo sperimentato lo spettacolo di una comunità trasfigurata da questo avvenimento: il ritorno alla Casa del Padre del nostro don Antero, che per tanti di noi è stato un amico, un fratello, un padre. Più di tutti mi hanno colpito i bambini che entravano in chiesa con in mano un fiore o una preghiera da offrire a Gesù per il loro don Antero. Abbiamo rivissuto la liturgia di domenica scorsa, che ha messo dinanzi ai nostri occhi e ai nostri cuori l’episodio della “Trasfigurazione di Gesù”. Dinanzi alla bellezza risplendente del Figlio di Dio, san Pietro a nome degli altri Apostoli presenti esclama: “è bello per noi essere qui”. Affermazione che nasce da un cuore toccato e colpito dalla bellezza di pace, di gioia e di amore, che emanava la persona di Gesù e che il nostro don Antero, nella sua vita, ha cercato di seguirne l’esempio ad iniziare dalla sua opera di sacerdote impegnato per le missioni della Chiesa nel mondo».
A ricordare l’impegno missionario di mons. Alunni Gradini è stato il suo successore alla guida dell’Ufficio diocesano per le missioni e la cooperazione tra le Chiesa, padre Dante Volpini. «Le Missioni facevano parte del suo DNA – ha sottolineato il religioso – e ad ogni ritiro del Clero ricordava ai preti le iniziative missionarie. Oltre a promuove incontri sulle opere missionarie a livello diocesano e regionale, ha appoggiato tutti i progetti avvianti dalle Pontificie Opere Missionarie (POM), oltre a quelli realizzati dalla nostra Diocesi con sacerdoti, religiosi e missionari laici in Malawi e in America Latina attraverso l’Operazione Mato Grosso e il gruppo per gli Indios Ticunas. Un occhio particolare don Antero l’ha avuto per il Movimento Giovanile Missionario, da più di quaranta anni presente a Perugia, sostenendo i ragazzi missionari in varie parrocchie. Tra gli appuntamenti che lo vedevano impegnato in prima persona, c’erano le annuali Giornate dell’Infanzia Missionaria, per i Malati di Lebbra, dei Missionari Martiri e l’“Ottobre Missionario”».
A definire don Antero «un vero prete e un perugino “doc”» è stato, nell’omelia, il cardinale Bassetti nel tracciare un tratto biografico di questo sacerdote diocesano nato a Perugia il 20 dicembre 1923, divenuto presbitero il 29 giugno 1948 e due anni più tardi parroco di Casaglia, dove per più di sessanta anni «ha profuso le sue doti di sacerdote e di guida spirituale. Ma don Antero – ha ricordato il presule – ha ricoperto per lunghissimi anni l’incarico di direttore diocesano e regionale dell’Ufficio missionario e la cooperazione tra le Chiese ed era stato anche membro dell’Ufficio missionario nazionale. Un prete tutto d’un pezzo, fedele servitore di Dio e degli uomini, che ha saputo trasmettere a generazioni di giovani il “fuoco della missione”, contribuendo alla loro crescita umana e spirituale».
Il cardinale ha evidenziato anche quanto don mons. Alunni Gradini era conosciuto fuori regione, tant’è vero che nell’apprendere la notizia della morte, avvenuta lo scorso 28 febbraio, alcuni sacerdoti e religiosi da altre diocesi italiane gli hanno scritto parole «affabili e dolci» nel ricordare l’amico don Antero. «Quando il Signore chiama a sé un sacerdote, soprattutto se anziano – ha commentato il porporato –, mi commuovo, pensando che lui ha consumato la vita per noi, e noi siamo il dono del suo spendersi per la nostra Chiesa locale. Attorno all’altare, davanti alla bara di don Antero viviamo insieme questo intenso momento che è di comunione profonda per la fede. Per questo tutti noi vogliamo dire a don Antero il nostro grazie più sincero. Da anni la sua salute si era fatta cagionevole: tanti ricoveri in ospedale, talvolta era al limite della vita, ma non ho sentito sulle sue labbra un lamento: sempre pronto a mettersi nelle mani di Dio e fare la sua volontà. Quando una quindicina di giorni fa andai a trovarlo in ospedale, al momento di dargli l’unzione degli infermi mi disse che c’era un altro malato accanto a lui che ne aveva ugualmente bisogno. Questo era don Antero, che ha speso il meglio della sua vita per essere pastore buono e fedele».