Perugia: Con la catechesi “Venite e vedrete” di don Luigi Maria Epicoco i giovani dell’Archidiocesi hanno fatto festa al loro pastore, il cardinale Gualtiero Bassetti, nel giorno del suo 75° compleanno. Il porporato: «soltanto dei giovani e dei cristiani pasquali, che abbiamo il marchio della risurrezione inciso nella loro vita, potranno dare una risposta a tutto il male che è nel mondo»

Perugia: Con la catechesi “Venite e vedrete” di don Luigi Maria Epicoco i giovani dell’Archidiocesi hanno fatto festa al loro pastore, il cardinale Gualtiero Bassetti, nel giorno del suo 75° compleanno. Il porporato: «soltanto dei giovani e dei cristiani pasquali, che abbiamo il marchio della risurrezione inciso nella loro vita, potranno dare una risposta a tutto il male che è nel mondo»

 

«Oggi ho compiuto 75 anni e i vecchi un pochino si raccontano… Per questo sento il bisogno di dire qualcosa della mia vita a voi giovani, anche perché non avrei pensato che il giorno del mio compleanno fosse l’ennesimo giorno in cui si compie un attentato e si uccidono delle persone innocenti». Con queste parole, rivolte alle vittime di Stoccolma, il cardinale Gualtiero Bassetti ha introdotto la sua riflessione al termine dell’incontro di catechesi dal titolo “Venite e vedrete” (Gv 1, 39) svoltosi nella serata del 7 aprile nella chiesa parrocchiale di San Barnaba a Perugia, promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile nel giorno del 75° compleanno dell’arcivescovo perugino.

Una pace sperata che non arriva mai, mentre soffiano nuovi venti di guerra…

Il cardinale ha ricordato ai numero giovani presenti di essere «nato durante la seconda guerra mondiale, vicino alla “linea gotica”, e quando ho qualche preoccupazione – ha detto – sogno ancora gli aerei che venivano a bombardare… e io ho ancora paura a 75 anni. La guerra è finita, c’è stato il periodo della ricostruzione… Anche nella Chiesa c’è stata una meravigliosa ricostruzione, il Concilio Vaticano II, riempiendoci di speranze. Abbiamo creduto nella pace, ma la pace in quel secolo, che è stato chiamato il “secolo breve”, non veniva, anzi si creavano sempre nuove situazioni di guerra. Ultima, per l’Europa, è stato il conflitto nell’ex Jugoslavia, negli anni ’90… Abbiamo vissuto in un secolo che non aveva pace…, ma il pontificato di Giovanni Paolo II ci ha nuovamente aperto alla speranza. Un Papa che trasmetteva sicurezza soltanto nell’aprire bocca, perché avevi l’impressione che in quell’uomo ci fosse la forza del profeta di Cristo. E’ stato il grande Papa dei giovani, delle Giornate Mondiali della Gioventù e con tanta fiducia ci ha preparato al 2000, al terzo millennio che speravamo che fosse di pace e di riconciliazione fra i popoli e di una fraternità condivisa fra tutte le nazioni. Ma è cominciato un periodo di divisioni ancora più grandi e siamo arrivati a vedere colpite con armi chimiche piccole creature innocenti, come è accaduto in Siria pochissimi giorni fa. Non conosciamo fino in fondo la tragedia di questa terra sempre più martoriata, che è la nostra storia, dove tutto il mondo si sta coinvolgendo per un motivo o per un altro».

Riattualizzare Gesù nella nostra vita.

«Potrebbe essere che l’umanità – ha proseguito il porporato –, come dice spesso papa Francesco, in questa “terza guerra mondiale combattuta a pezzi”, a breve giunga sull’orlo del suo precipizio. Io invito tutti, soprattutto voi giovani, alla preghiera e ad avere grande fiducia nel Signore nell’entrare nella Settimana di Passione, dove domenica prossima (la Domenica delle Palme, n.d.r.) riviviamo il significato dell’ingresso festoso di Gesù a Gerusalemme, accolto proprio dai bambini che tenevano in mano dei ramoscelli d’ulivo. Gesù riattualizziamolo, perché Settimana Santa non è un ricordo, non è una memoria, è la “riattualizzazione” di un evento che si chiama Pasqua: Passione, Morte e Risurrezione del Signore. Cari giovani vivetela con intensità, perché soltanto dei giovani e dei cristiani pasquali, che abbiamo il marchio della risurrezione inciso nella loro vita, potranno dare una risposta a tutto il male che è nel mondo e per tutto quello che sta succedendo».

Una scatola di ricordi… per un cardinale che conosce per nome i suoi ragazzi.

Al termine dell’incontro al cardinale Bassetti è stata donata «una scatola di ricordi», ha detto con voce commossa don Riccardo Pascolini, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile. Si tratta di una raccolta di foto del cardinale con i suoi giovani dal suo ingresso in diocesi, il 4 ottobre 2009, a tutt’oggi: incontri ed eventi spirituali, culturali, oratoriali, aggregativi e sportivi con centinaia di ragazzi e ragazzi tenutisi in quasi otto anni del suo episcopato perugino-pievese.

Molto toccanti sono state le parole di “buon compleanno” di una giovane, pronunciate a nome di tutti i presenti, rivolte al porporato: «Lei è per noi un pastore presente e vicino: con il suo sorriso, le sue parole, la sua presenza ha fin da subito accorciato le distanze fra noi e Lei. Non è scontato avere un cardinale che conosce per nome i suoi ragazzi!».

A tenere la catechesi ai giovani, vissuta come occasione di preparazione alla Pasqua e al loro pellegrinaggio in Terra Santa (18-26 agosto 2017), è stato don Luigi Maria Epicoco, trentaseienne sacerdote diocesano di L’Aquila, scrittore di libri e articoli scientifici di carattere filosofico e teologico, docente di filosofia alla Pontificia Università Lateranense. Il sacerdote, soffermandosi sul tema dell’incontro, ha detto che il “Venite e vedrete” del Vangelo di Giovanni «significa che il cristianesimo che ci propone Cristo non è un cristianesimo che si può spiegare e basta, ma di cui bisogna fare esperienza. Quale esperienza migliore di quella di appropriarci di tutti quei luoghi che sono i luoghi dove Cristo ha vissuto la sua esperienza umana? Parliamo della Terra Santa, dove poter acquisire le stesse cose che hanno aiutato a vivere a Gesù la sua esperienza umana che ci ha salvati. E’ il rimando più bello a questa proposta di andare e vedere».

Sul “Venite e vedete” del Signore don Epicoco ha detto ai giovani perugino-pievesi che «Cristo non dà alcun indirizzo, via, e-mail, cellulare… ai suoi discepoli, ma dice loro di alzarsi e di seguirlo mettendosi in gioco. Cristo provoca la nostra libertà a fare qualcosa per il bene di tutti».  

Don Epicoco ha parlato non poco di san Giovanni Battista, perché, come ha evidenziato, «la Chiesa vera fa venir voglia di grandi domande mettendosi sulle traccia di Cristo attraverso la testimonianza del Battista, che fa un passo indietro nell’incontrare Cristo stesso. Giovanni Battista serve nella misura in cui ci porta a Cristo, poi si mette da parte… Cristo ci ha detto che l’amore più grande è dare la vita (quello che fece il Battista), non prendersi la vita degli altri. Anche la persona che si realizza in massimo grado, è una persona che capisce e concepisce la sua vita come un servizio. Il servizio più grande non è la realizzazione di noi stessi, ma arrivare al punto di fare quello che dobbiamo fare e poi saperci togliere. Se questo lo capissimo nella politica, in un’azienda, in un’università… non avremmo così tanta disperazione giovanile che non riesce ad ingranare perché qualcun altro non ha il coraggio di tramontare». Don Epicoco non ha esitato a dire, anche a voce alta, che «la Chiesa vera non trattiene, ma invita ad uscire, a circolare, a non essere stantii… I giovani hanno solitamente un doppio sguardo nei confronti della Chiesa, o un grande accanimento perché la vorrebbero più coerente, però la criticano senza entrarci, oppure un attaccamento che a volte diventa eccessivo, come la sostituzione a figure che non hanno avuto nella vita, che però non spingono a delle grandi scelte. Entrambe le situazioni non aiutano, perché la Chiesa vera sa far bene il padre e la madre, cioè sa far crescere, ma sa anche far uscire di casa».