Perugia: festa della Madonna delle Grazie: Celebrato il 25° anniversario di ordinazione sacerdotale del vescovo ausiliare mons. Paolo Giulietti
Nel
giorno del Santissimo nome di Maria, il 12 settembre, la
Chiesa diocesana perugino-pievese ha celebrato la festa della Madonna
delle Grazie nella cattedrale di San Lorenzo, che si è conclusa,
come vuole la tradizione, con il rinnovo dell’Atto di affidamento
alla protezione della Beata Vergine Maria della città e
dell’Archidiocesi davanti alla venerata splendida immagine della
Madonna dipinta su una colonna della navata centrale da un allievo
del Perugino.
Quest’anno
i numerosi fedeli giunti in cattedrale per la ricorrenza mariana si
sono stretti in un abbraccio ideale al loro vescovo ausiliare, mons.
Paolo Giulietti, che ha celebrato con il cardinale Gualtiero Bassetti
e l’arcivescovo emerito Giuseppe Chiaretti i suoi primi 25 anni di
sacerdozio.
Il
cardinale, all’inizio della celebrazione eucaristica, ha rivolto il
saluto augurale al suo ausiliare con queste parole:«Carissimo
Don Paolo, in questi ultimi mesi, entrambi ricordiamo date assai
significative della nostra vita. Il 29 giugno scorso, il mio 50° di
ordinazione sacerdotale, l’8 settembre il 22° di ordinazione
episcopale. E oggi sei tu a rendere lode al Signore per il tuo 25°
di sacerdozio, dono grande, ricevuto per mano dell’arcivescovo Ennio
Antonelli, in questa cattedrale, il 29 settembre del 1991. Tali
ricorrenze, per chi le vive in prima persona, non sono solo momenti
celebrativi, per quanto belli e opportuni. Sono, piuttosto, tempi di
profonda riflessione su tutta una vita donata al Signore. La
vocazione sacerdotale è una chiamata personale che il Signore ci ha
fatto. Anche tu fin da giovane hai avvertito questa chiamata
esigente del Signore, e hai messo tutto il tuo impegno per
seguirla. Hai cercato di approfondirla, anche con l’aiuto del tuo
vescovo, l’indimenticabile mons. Cesare Pagani, che come un padre
premuroso ti ha seguito fin da ragazzo».
Nel
ripercorrere le tappe principali della vita sacerdotale di mons.
Giulietti, il cardinale ha ricordato quella della nomina a vicario
generale dell’Archidiocesi voluta dallo stesso Bassetti «su
indicazione del clero perugino-pievese – ha detto il porporato
–. Sono stati anni di intenso lavoro, non privi di preoccupazioni
per la nostra Chiesa diocesana, sempre affrontate con
serenità e fortezza d’animo. Infine la tua nomina a Vescovo
ausiliare voluta da papa Francesco, in un momento in cui per me
iniziavano molteplici impegni fuori Diocesi».
«Mentre
la scelta sacerdotale nasce da una profonda e intima
convinzione – ha evidenziato il cardinale –, l’episcopato è
qualcosa che un sacerdote non sceglie: sono altri a farlo per lui. È
un ministero più grande ed impegnativo che il Signore chiede a
qualcuno di noi per meglio servire il suo popolo. Io stesso ho avuto
la grazia di consacrarti due anni or sono in questa cattedrale il
giorno di San Lorenzo. La dignità episcopale non ti ha fatto
cambiare abitudini, carissimo don Paolo, anzi ha dilatato il tuo
cuore, portato per natura al servizio e all’aiuto del prossimo. Ti ha
reso ancora più amico dei preti, delle famiglie, dei tanti giovani
che ti avvicinano, e che tu accogli e con cui condividi i tempi di
formazione (come tra gli Scout), di pellegrinaggio (come quest’estate
alla GMG di Cracovia), dove con i soliti pantaloni alla “zuava”
o, meglio, come dicevano i ragazzi, alla “Giulietti”, hai
fatto incuriosire più di un vescovo anziano, lasciando comunque
sempre un buon ricordo. Io stesso ti sono veramente grato per tutto
l’aiuto che quotidianamente mi offri in molte attività pastorali,
non ultima la visita quinquennale alla Diocesi, che richiede
attenzione, discernimento e tanta fatica. Ma stasera, con me, è
l’intera comunità perugino-pievese che ti ringrazia, che rende lode
a Dio per il dono del tuo presbiterato: cuore di quella vita
ministeriale, arricchita nel tuo caso dall’ordine episcopale, che ti
rende sempre più dimentico di te e più attento verso il bene dei
fratelli che il Signore ti ha affidato».
Mons.
Giulietti richiama i fedeli a riflettere sull’«eccedenza della
grazia di Dio nella vita di Maria».
Mons.
Giulietti, nell’omelia, commentando il passo del Vangelo del
miracolo alle nozze di Cana, ha parlato di «eccedenza» di Gesù nel
primo del suoi segni, quello di trasformare l’acqua in vino. «Gesù
esagera proprio – ha detto il presule –, perché non si limita a
fornire il vino che manca, ma ne dà tanto da farci il bagno. La
purificazione rituale era il bagno, il lavaggio che i giudei facevano
e fanno ancora in tante circostanze. Gesù usa le anfore per il bagno
e non solo eccede in quantità, ma anche in qualità perché il
maestro di tavola rileva che la qualità di quel vino è proprio
sprecata: ormai chi è alla festa di nozze non è più in condizioni
di apprezzarlo, perché ha già bevuto troppo. Questa eccedenza, che
contraddistingue il primo dei segni di Gesù, è una dimensione di
questa Parola di Dio che oggi, sia la festa della Madonna delle
Grazie sia il ricordo dei miei 25 anni di sacerdozio, ci pone
dinanzi. Maria è la piana di grazia, che Dio ha riempito in maniera
eccedente della sua benevolenza, alla quale la Vergine risponde come
meglio non si può, mettendo tutta la sua vita a disposizione di
questo progetto che Dio ha preparato, ma che affida alla sua libertà.
Il mistero di quest’eccedenza si verifica in ogni storia di
cristiano, di persona che è riempita di doni della grazia di Dio.
Difronte a questa eccedenza della grazia sorprendente e immeritata
viviamo il sentimento della gratitudine e quello della confusione.
Della gratitudine perché c’è solo da dire grazie al Signore per i
suoi tanti doni e manifestazioni di benevolenza perché legate alla
sua misericordia. Di confusione perché noi non siamo capaci di
rispondere alla grandezza di questa misericordia con la stessa
prontezza e la stessa disponibilità della Vergine Maria. Per cui,
come probabilmente è accaduto a Cana, un po’ di vino in eccedenza
va sempre sprecato. Quanta grazia di Dio spesso e volentieri
sprechiamo nella nostra vita? Ricordare i 25 anni di ordinazione
sacerdotale significa vivere la gratitudine, ma anche la richiesta di
perdono al Signore e a tutti quelli di questa grazia erano in attesa
e che da questa grazia per il ritardo, le inadempienze e i limiti non
sono stati raggiunti».
Mons.
Giulietti si è soffermato ancora sulla figura di Maria nel dire:
«Dio vuole che la salvezza entri nel mondo attraverso una donna,
così come ha desiderato che la carne di Cristo fosse per noi il
sacramento della salvezza. Maria è il perfetto canale della grazia
di Dio e noi la veneriamo nella nostra cattedrale come Madonna delle
Grazie, perché rimane per noi il canale attraverso il quale
domandare al Signore la sua vicinanza e il suo amore e perché Dio
vuole che noi abbiamo bisogno degli altri. Non esiste un’immediatezza
del rapporto con il Signore, ma sempre dalla carne di Cristo alla
carne dei fratelli. Dio vuole avere bisogno di qualcuno che si metta
al suo servizio perché la sua Parola, la sua grazia, la sua
amicizia, la sua benevolenza raggiungano i fratelli così da
salvarli. Anche l’essere prete e vescovo si inserisce in questa
dimensione del mistero della salvezza, che ci conferma nell’andare
avanti, nel continuare ad essere disponibili a questa grazia di Dio».
«Al
cuore della nostra Chiesa ci sia sempre Maria».
«La
Vergine Maria – ha concluso mons. Giulietti – la troviamo nel
cuore della Chiesa e non potrebbe essere altrimenti. E noi devoti
della Madonna delle Grazie chiediamo che al cuore della nostra Chiesa
ci sia sempre Maria, aiutandoci ad accogliere con la sua stessa
disponibilità e prontezza e doni di Dio, mettendoci senza paura a
disposizione del suo disegno di salvezza per l’umanità».
celebrazioni in onore della Madonna delle Grazie, apertesi in San
Lorenzo nel pomeriggio della vigilia (11 settembre) con la cerimonia
della ricostituzione della quattrocentesca “Venerabile
Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del
Sant’Anello”, attraverso il rito della “vestizione” dei
confratelli, si sono concluse con la riposizione della reliquia del
Sant’Anello nel forziere che la custodisce al di sopra dell’altare
dell’omonima cappella, la cui ostensione si è tenuta dal
pomeriggio di domenica 11 al pomeriggio di lunedì 12 settembre.



