Perugia: l’uomo e la famiglia al centro degli incontri di “ambiente” della Visita pastorale del cardinale Gualtiero Bassetti. Nell’ultimo fine settimana incontrata una rappresentanza di agricoltori e di operatori sanitari cattolici

Perugia: l’uomo e la famiglia al centro degli incontri di “ambiente” della Visita pastorale del cardinale Gualtiero Bassetti. Nell’ultimo fine settimana incontrata una rappresentanza di agricoltori e di operatori sanitari cattolici Stanno per volgere al termine gli incontri di “ambiente” (mondo del lavoro, della sanità, dell’immigrazione e dell’università) del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti promossi in occasione della Visita pastorale alla comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve. Lo scorso fine settimana il presule, accompagnato dal vicario generale mons. Paolo Giulietti, ha incontrato, presso le “Cantine Lungarotti” in Torgiano (Pg), una rappresentanza di agricoltori nell’ambito degli “incontri con il mondo del lavoro”, e, presso il Centro “Mater Gratiae” in Montemorcino di Perugia, un nutrito gruppo di operatori sanitari cattolici. Il primo incontro, al quale hanno partecipato anche mons. Fausto Sciurpa, direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale del lavoro e dei problemi sociali, e mons. Giuseppe Piccioni, parroco di Torgiano, ha messo in evidenza quanta «genuinità e positività» c’è ancora nel lavoro agricolo fondato su “valori forti” come la famiglia e nel rispetto del Creato. Non è un caso che molte aziende agricole del Perugino sono condotte a livello familiare avvalendosi di collaboratori esterni. Dai diversi interventi è emerso che chi lavora la terra, più di altri, è portato ad alzare gli occhi al cielo per raccomandarsi al Signore affinché le stagioni siano fruttuose. Si è colto anche che il lavoro agricolo può avvicinare di più al significato della vita dell’uomo e, per chi è credente, al mistero del Creato di Dio che conduce l’uomo alla salvezza. E’ forte il sentimento religioso negli agricoltori, al punto da affermare che «in campagna si impara a pregare in famiglia più che altrove». Nel contempo, i partecipanti all’incontro non hanno esitato di presentare al cardinale Bassetti anche le loro problematiche, partendo dal concetto che sono persone che producono cibo e lo devono produrre secondo delle regole imposte spesso da una burocrazia che non facilita la loro stessa applicazione. Ma non c’è solo la burocrazia, che spesso “soffoca” il lavoro, ci sono anche le “correnti ambientaliste”, che sostengo che tutto ciò che fa l’uomo in campo agricolo è negativo per la natura. E’ stato affrontato anche il tema dell’energia alternativa prodotta dalla terra e non tutti sono d’accordo di puntare su questo settore che comunque è in espansione e dà lavoro. Il reddito prodotto dal lavoro agricolo non è affatto costante: ci sono annate “grasse” e quelle “magre” dovute all’andamento dei mercati, ma soprattutto alle condizioni climatiche. Il settore agricolo apparentemente sembra aver subito meno di altri gli effetti della crisi in atto, perché, hanno detto all’unisono gli agricoltori, il livello della sua produzione era in non pochi casi molto basso fin prima di questa crisi. In sintesi, il messaggio che gli agricoltori hanno trasmesso al cardinale, è quello di voler essere un anello del tessuto sociale e cristiano che attraverso il loro lavoro dia dignità alle loro famiglie per contribuire alla crescita dell’intera comunità. Hanno anche chiesto alla Chiesa di «comunicare la necessità di una vita con ritmi più umani, legati alle stagioni che danno più soddisfazioni e rendono l’esistenza dell’uomo non monotona». Il cardinale Bassetti ha molto apprezzato quanto è stato detto dagli agricoltori sul rapporto “fede-natura-lavoro della terra”, ricordando loro che gli insegnamenti evangelici di Gesù si fondano molto su questo rapporto, senza trascurare il riferimento eucaristico agli elementi del Creato, sostenendo anche che nella modernità l’agricoltura porta valori antichi. Il presule, intervenendo all’incontro con gli operatori sanitari cattolici, ha tracciato un “primo bilancio” della Visita pastorale dedicata agli “ambiti del mondo del lavoro, della sanità, dell’immigrazione e dell’università”, parlando di «mesi di grande arricchimento per la mia persona nell’immergermi in realtà umane profonde accomunate da un grande sentimento di rispetto, di premura, di tutela della persona e della famiglia. Proprio la persona e la famiglia emergono ogni volta che si affrontano delicate problematiche negli ambiti del lavoro, dalla sanità, dell’immigrazione e dell’università». Rivolgendosi agli operatori sanitari, il presule ha detto loro, dopo averli attentamente ascoltati (diversi sono stati i loro interventi), «voi avete sempre al vostro fianco la croce di Gesù. La vocazione dell’operatore sanitario nasce come empatia del doloro umano. Voi siete servi fedeli del Signore nell’accompagnare la persona nella malattia, alleati nella vita ma anche nella morte, perché essa fa parte della natura dell’uomo». L’incontro con gli operatori sanitari cattolici è stato «ricco ed esaltante, pregno di spunti interessanti per tracciare un documento pastorale sul mondo della salute», come l’ha definito lo stesso presule nell’apprezzare molto i vari interventi presentati e coordinati dal dott. Stefano Cusco, direttore dell’Ufficio diocesano della Pastorale della salute. Sono state evidenziate alcune problematicità, come quelle relative alla scarsità di risorse economiche, spesso molto limitate, che impediscono di operare al meglio. Ma al riguardo è stata anche formulata una “richiesta”, quella che la Chiesa incoraggi tutti a continuare a lavorare anche senza adeguate risorse, a non lasciar solo il paziente nell’affrontare la malattia. E’ stato anche chiesto come si può essere più cristiani in questo lavoro, la cui risposta si trova anche nell’attuare la parabola del Buon samaritano. In questo un ruolo non secondario può essere svolto dai medici di medicina generale, detti anche di famiglia, che devono sentirsi segno della mano di Dio nello svolgere bene la loro professione, ma anche di riuscire a dare una carezza al proprio paziente, il quale, in alcuni casi, ha più bisogno di questa carezza che della prescrizione di un farmaco. E alcuni medici di famiglia hanno sostenuto che senza la fede non si può fare una carezza. E’ stata formulata anche una proposta, quella di creare a livello di parrocchia dei gruppi di persone che vadano a far visita ai malati, come anche i ragazzi della cresima, che, una volta preparati possano andare anche loro a fare visita a malati e anziani. Pressante è stata anche la richiesta affinché la parrocchia possa ritornare ad essere punto di riferimento sociale per mettersi al servizio dell’uomo, soprattutto per i tanti casi di solitudine, che spesso sfociano nella malattia. Sempre i medici di famiglia hanno evidenziato la necessità di ricostruire una rete di sostegno a situazioni emarginate ed emarginanti. Al riguardo, il dott. Stefano Cusco, soffermandosi sulla «necessità di conoscersi e riconoscersi tra operatori sanitari cattolici nel luogo dei lavoro ma anche in ambito ecclesiale», ha annunciato che a breve «partirà un'iniziativa aperta a tutti e che consentirà di registrarsi alla sezione salute del portale Web della Diocesi (www.diocesi.perugia.it)». Altri operatori sanitari hanno sottolineato che c’è attenzione umana alla persona malata e sola anche da parte di colleghi non credenti o alla ricerca di Dio, ma nei consultori sanitari pubblici si coglie la differenza: l’operato dei credenti ha anche un “taglio educativo” non indifferente nell’indicare la strada della verità. Riccardo Liguori