Perugia: segni e testimonianze di Carità in queste festività natalizie. Capodanno insieme agli anziani del “Villaggio Santa Caterina”
Dopo il pranzo del giorno di Natale, ospiti, operatori e volontari del “Villaggio Santa Caterina” in Solfagnano-Parlesca di Perugia si apprestano a stare insieme anche il giorno di Capodanno. Quest’opera di Carità della Chiesa perugino-pievese per anziani autosufficienti in difficoltà economica e sociale vive comunitariamente tutte le festività, coinvolgendo nelle sue attività anche la comunità parrocchiale e le famiglie del luogo. Non è un caso che, grazie alla collaborazione con il Comune di Perugia, è attivo all’interno del “Villaggio” il servizio “pasti a domicilio” rivolto anche a persone del territorio. «L’obiettivo è quello di cercare di dare una famiglia tutti i giorni dell’anno a chi per vari motivi l’ha perduta – spiega la geriatra Simonetta Cesarini, responsabile di quest’opera –, quindi anche nelle principali festività, dal Natale al Capodanno, da Pasqua a Ferragosto».
Un altro luogo vissuto come una famiglia tutti i giorni dell’anno, dove si resta molto colpiti dalla serenità che trasmette, è il Punto di Ristoro Sociale Comune-Caritas “San Lorenzo” in pieno centro storico di Perugia, ubicato nell’antico Oratorio dei Santi Simone e Giuda Taddeo adiacente alla chiesa del Carmine. A raccontare l’esperienza in questa struttura socio-caritativa sono i coniugi Antonio e Giovanna Cesarini Giubbini, che hanno prestato la loro opera di volontari durante il pranzo del giorno di Natale. «Abbiamo deciso di trascorrere il Natale cercando di renderci utili a coloro che in quel giorno particolare non avevano compagnia o non avevano nulla da mettere in tavola, ma non per questo meno amati da Dio – raccontano Antonio e Giovanna –. La cosa che ci ha stupito veramente non è stata la grande capacità organizzativa della coordinatrice della struttura, Stella Cerasa, e dei volontari, che è ormai nota, ma l’atmosfera di serenità che si è creata e, soprattutto, il comportamento di grande dignità e sobrietà da parte di chi dalla vita ha avuto povertà, solitudine, malattia».
«Mentre partecipavamo al pranzo – commentano i coniugi Cesarini Giubbini –, fra il togliere un piatto vuoto e portarne uno pieno, insieme ad altre persone che non conoscevamo, ma come noi hanno scelto di trascorrere così il loro Natale, ci sono tornate in mente le parole dell’evangelista Luca: “pace in terra agli uomini che egli ama” e ne abbiamo compreso pienamente il significato».