Roma: omelia del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti pronunciata nella solennità di Pentecoste in occasione della celebrazione della presa di possesso del “titolo” di Santa Cecilia.Il porporato: «La Pentecoste ci invita ad essere missionari, ad uscire dalle nostre case, ad abbandonare le nostre sicurezze per annunciareil Vangelo in ogni “periferia esistenziale”…»

Roma: omelia del cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti pronunciata nella solennità di Pentecoste in occasione della celebrazione della presa di possesso del “titolo” di Santa Cecilia.Il porporato: «La Pentecoste ci invita ad essere missionari, ad uscire dalle nostre case, ad abbandonare le nostre sicurezze per annunciareil Vangelo in ogni “periferia esistenziale”…»
Al carissimo fratello, cardinale Ennio Antonelli, ai fratelli nell’episcopato, al cerimoniere pontificio Mons. Marco Agostini e in, particolar modo, al carissimo Mons. Marco Frisina, rettore di questa basilica, e alla sua ineguagliabile corale, ai sacerdoti amici qui presenti, alle reverende monache benedettine di Santa Cecilia, ai miei carissimi familiari e ai  carissimi fedeli di Roma e di Perugia auguro gioia, consolazione e pace nello Spirito Santo. La lettura degli Atti degli Apostoli descrive quello che è accaduto a Pentecoste: lo Spirito Santo ha stravolto la vita degli Apostoli e da quel momento il fuoco ha cominciato a propagarsi nel mondo. È quello che dovrebbe succedere anche a noi cristiani: siamo spesso paurosi, timorosi, chiusi in noi stessi, ma quando passa lo Spirito di Dio, diventiamo non solo un corpo vivo, ma creature nuove e coraggiose.  Lo Spirito mette nel cuore dei credenti un’energia misteriosa. Tocca a noi alimentarla, diffonderla, perché anche tanti nostri fratelli e sorelle vengano accesi e riscaldati da Dio. Purtroppo, qualche volta, non ci rendiamo neppure conto dell’esistenza e dell’azione dello Spirito Santo in noi! C’è chi lotta per tutta la vita per spegnere questo fuoco e sfortunatamente alla fine anche la sua esistenza si spegne. La Pentecoste ci invita ad essere missionari, ad uscire dalle nostre case, ad abbandonare le nostre sicurezze per annunciare il Vangelo in ogni “periferia esistenziale”, come dice Papa Francesco.  Il Risorto ci accoglie stasera in questa stupenda basilica dedicata a santa Cecilia. Ricevere dal Papa il titolo di Santa Cecilia è stata una vera carezza della bontà di Dio. Nella primavera del 1960, 54 anni or sono, il Seminario Arcivescovile di Firenze, di cui ero alunno, fu ricevuto in udienza da Papa san Giovanni XXIII. Si trattò di un incontro memorabile: avevo 18 anni ed era la prima volta che potevo ammirare la grandezza di Roma e lo splendore del Vaticano.Il Papa volle parlare “a braccio” e ci raccontò diversi e simpaticissimi aneddoti. Il giorno successivo all’incontro, visitammo diverse basiliche fra cui quella di Santa Cecilia in Trastevere. Mi rimase impressa nella mente e nel cuore la statua della santa, opera del Maderno. Sappiamo bene la storia di questa scultura. Alla fine del 1500, il suo sarcofago venne aperto ed il corpo apparve in eccezionale stato di conservazione, avvolto in un abito di seta d’oro. Come lo scultore stesso avrebbe affermato, la statua in marmo ne era una fedele riproduzione. Essa appare come agnella sgozzata che, non potendo più parlare, con le dita delle mani riverse sul fianco, testimonia la sua fede in Cristo e nella Trinità. Quante volte, anche nei momenti più difficili del mio sacerdozio, mi si è ripresentata agli occhi del cuore questa tenerissima immagine, che, posso dire, mi ha accompagnato per tutta la vita.  Sì, abbiamo bisogno del fuoco dello Spirito: tutti, in un modo o in un altro, ci siamo comodamente seduti. Ci siamo accontentati di vivere terra-terra e ci siamo adagiati su di una fede spesso fatta di abitudini.  Fratelli e sorelle, la Pentecoste ci invita a lasciarci scrutare dalla forza dello Spirito, “che è Signore e dà la vita”. Il nostro compito di cristiani è quello di testimoniare l’amore, diventando fuoco per gli altri, riscaldando, anzi, sciogliendo il gelo della sfiducia, illuminando le menti e le coscienze. "Pace a voi" dice Gesù quando si presenta ai discepoli che per paura si erano chiusi in casa. È sempre e solo lo Spirito Santo che ispira ogni azione di pace. Proprio come l’invocazione di pace per il Medio Oriente che oggi possiamo dire ha congiunto tutta la Chiesa in comunione con Papa Francesco e in condivisione con i presidenti israeliano e palestinese.  E il Maestro dice ancora "pace a voi" quando soffia loro lo Spirito Santo, assegnando ad essi una missione straordinaria che vive ancora oggi: quella del perdono e della riconciliazione. Il perdono non è una tecnica che si apprende a scuola; e non è neanche una catechesi da declamare a parole: sarebbe troppo facile! Quella del perdono e della riconciliazione sono dimensioni che vanno vissute profondamente. Pace, perdono, riconciliazione vanno di comune accordo. È impossibile disgiungerle, perché toccano il cuore della missione stessa che Gesù ha affidato ai suoi discepoli e quindi a ciascuno di noi, per farci suoi imitatori. Infine la dimensione del servizio. Che è anche il motivo per cui io oggi sono qui a Santa Cecilia e a prendere possesso di questa stupenda Basilica. Oggi mi trovo qui a Roma, non certo perché il Santo Padre mi ha dato uno scatto di carriera o una promozione sul campo.Oggi sono qui, perché sono stato chiamato dal successore di Pietro a servire, con ancora più intensità, la Chiesa Universale seguendo l'unico esempio che abbiamo: quello di Gesù. Il suo è sempre un servizio di donazione verso gli ultimi e mai una promozione verso l'alto. L'unico servizio che mi è stato affidato è dunque quello di imitare Gesù, di svolgere un "servizio di croce" verso l'umanità, ed essere un buon pastore verso tutto il mio gregge. Un gregge che oggi si è ampliato ma che in fondo è rimasto sempre lo stesso, perché identico è il padrone del gregge è sempre lo stesso è il principio che lo guida: l'amore sconfinato di Dio verso il suo popolo.  Carissimi fratelli e sorelle, grazie per la vostra presenza e per il vostro sostegno. Mi affido alla vostra preghiera perché possa servire, con umiltà e fervore, la Santa Chiesa di Dio che è in Perugia, a Roma e nel mondo intero. Amen!
 
+ Gualtiero Card. Bassetti
Arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve